SCHEDA PRODOTTO
DON'T SAY A WORD con Michael Douglas
VHS
THRILLER / GIALLO
ANNO: 2002
REGISTA: GARY FLEDER
ATTORE 1: MICHAEL DOUGLAS
ATTORE 2: SEAN BEAN
CASA PRODUZIONE: MEDUSA
DURATA: 114 min
Thriller metropolitano ambientato in una cupa e invernale New York, diretto con professionalità da Gary Fleder e montato con grande ritmo da Armen Minasian e William Steinkamp. Il genere viene rispettato seguendo fedelmente tutti i possibili luoghi comuni: una figlia in ostaggio, un rigido "countdown", un uomo qualunque che si trova di colpo catapultato in un incubo, la chiave del mistero contenuta nell'inaccessibile mente di una ragazza disturbata. Funziona come puro intrattenimento, grazie al ritmo serrato dell'azione e ad una sceneggiatura che dosa con equilibrio indizi e colpi di scena, ma come spesso succede, la risoluzione del mistero concede piu' di una licenza alla credibilita'. Del resto siamo in una grande produzione, con Michael Douglas protagonista, e le cose non possono che andare in un certo modo. Ecco quindi le psicologie dei personaggi assottigliarsi sempre piu' per lasciare spazio allo spettacolo, a scapito, ovviamente, della plausibilita'. La tensione e' garantita per tutta la durata del film, anche se la certezza che il nostro eroe ce la farà accompagna sempre i pensieri dello spettatore. Resta il dubbio unicamente del come, e su questo interrogativo e' costruito tutto il film. Sempre più spesso le sceneggiature di solidi thriller creano situazioni estreme dalle quali sembra impossibile potere uscire. Questo permette di mantenere vivo l'interesse per la storia e di appassionarsi ai personaggi, ma quasi sempre la resa dei conti finale delude per improvvisa approssimazione, con il cattivo sempre piu' distratto e con il buono che da uomo qualunque diventa uno stratega di guerra. E succede cosi' anche in "Don't say a word", con un inizio cupo e teso che sfuma nel prevedibile. Alcuni momenti, pero', come la visualizzazione del trauma subito dalla ragazza in metropolitana, colpiscono per intensita' e abilita' della messa in scena. Michael Douglas pare perfettamente a suo agio (anche se mentre balla cucinando toast fa un po' ridere!) e la giovane Brittany Murphy, nonostante l'antipatica tendenza tutta hollywoodiana di standardizzare la malattia mentale con tic e mossettine, rende bene la fragilita' del suo personaggio. Odiosa la bambina prodigio, viso da infante ed espressioni da quarantenne disillusa, e bellissima, come al solito, Famke Janssen, nell'ormai stereotipato ma sempre efficace ruolo della donna vulnerabile bloccata in un letto alla merce' del nemico ("Il terrore corre sul filo", con Barbara Stanwyck, docet). Luca Baroncini